««I cani non amano le uniformi, le persone di colore, i berretti...». ECCO
il tipo di pregiudizio che corrisponde a una trasposizione sul cane di una reazione umana socialmente imbarazzante e di cui il padrone potrebbe giustificarsi con queste parole: «Vedete bene che è una reazione normale, anche il mio cane non li ama...». In effetti, che cosa fa il padrone quando incrocia per la strada una persona che presenta una di queste caratteristiche? Presupponendo una reazione da parte del suo cane, egli accorcia il guinzaglio per restringere il campo d'azione dell'animale. Allo stesso tempo esercita dei piccoli strappi sul collare per frenare lo slancio del cane che si precipiterebbe sulla persona. Generalmente si osserva una modificazione nel ritmo della marcia e un irrigidimento dei movimenti. Il cane impara dunque che in presenza di determinate persone il suo padrone esprime inquietudine. Presto appaiono così i grugniti che il padrone dichiara di voler calmare accarezzando ripetutamente l'animale, cosa che in realtà li rinforza. Ed ecco un povero cane diventato giustificazione del razzismo dei suoi padroni.
Ricerca personalizzata
Nessun commento:
Posta un commento